Walt Disney, negli anni trenta, dà una svolta decisiva al mondo dell'animazione, dando alla luce il primo cortometraggio animato sonoro della storia. Dopo di ché, decise di recarsi in Europa per studiare il cinema muto e l'animazione locale. In alcuni cinema di Parigi si rese conto che i suoi cortometraggi venivano proiettati senza interruzione; così ,Walt, ebbe un'intuizione geniale: l’animazione poteva diventare un vero e proprio film a colori e con tanto di sonoro. Tornato in America, mobilitò le sue energie umane, professionali ed economiche, per concretizzare questa nuova grande scommessa, che iniziò nel 1934. I primi problemi non tardarono però ad arrivare; in fase lavorativa emerse subito il problema di come poter intrattenere un pubblico disabituato ad assistere ad uno spettacolo d'animazione che durasse un'ora e mezzo. Pertanto parve necessario che i personaggi della storia fossero dotati di un profilo realistico -non caricaturale-, capace così di trasmettere un forte potere di identificazione e partecipazione alle vicende narrate. Un ulteriore difficoltà si presentò sul piano tecnico - narrativo, tra le quali c'era una complicazione fondamentale, cioè il fatto di rendere il movimento umano più fluido e realistico possibile. Nel fare ciò, sperimentò con i suoi collaboratori Garity e Don Graham, la tecnica del Multiplane (ovvero dei multi piani, per dare l'effetto della tridimensionalità) e la tecnica Rotoscope (che consiste nel fotografare movimenti eseguiti dal vivo da attori e attrici, nel modo della pantomima, che poi vengono ricalcate dai disegnatori). Per perfezionare queste tecniche vennero messe a punto dei cortometraggi realizzati dallo stesso Walt Disney, sullo stile delle "Silly Sinphony" (cartoni animati umoristici e di intrattenimento, aventi come protagonisti prevalentemente animali, ma anche caricature di figure umane). A questo punto non rimaneva che scegliere la storia da rappresentare. Walt voleva una favola universale, conosciuta da grandi e piccoli, una storia che potesse divertire, ma allo stesso tempo che riuscisse a farsi specchio della realtà di quel momento (nrd. Crollo di Wall Street) e che potesse trasmettere insegnamenti validi. Dopo varie proposte, venne scelta la favola dei fratelli Grimm "Biancaneve e i sette nani", ovviamente censurata negli aspetti più crudi. La storia rimane comunque molto fedele al racconto tranne per alcune differenze:
• La regina si nutre del cuore che crede di Biancaneve portatole dal cacciatore;
• La regina usa altri due trucchi prima della mela avvelenata, ma con scarso risultato; Biancaneve si sveglia perché la bara cade e lo sbalzo le fa uscire il boccone di mela avvelenata dalla bocca;
• La regina morirà dopo essere stata costretta a calzare delle pantofole di ferro roventi e a ballarci.
Biancaneve e i sette nani fu proiettato per la prima volta il 21 dicembre 1937 ed ebbe un successo clamoroso, distribuito dalla RKO incassò più di 8 milioni di dollari. Viene considerato il capostipite dei lungometraggi animati e di molte tecniche di animazione, che sono state riprese dai concorrenti solo molti anni più tardi (si pensi che il Giappone, noto produttore di cartoni animati, è riuscito a introdurre il sincronismo tra dialoghi e movimento delle labbra solo negli anni '80). Da quel momento in poi la Disney ebbe una rapida ascesa. Il lungometraggio, dopo una dedica dello stesso Walt ai suoi collaboratori, si apre con la presentazione della storia tramite un libro (nella prima versione non c’era un narratore che lo leggeva), tecnica che Disney utilizzerà per altri lungometraggi , poi con una carrellata entriamo nella storia. L’azione si svolge principalmente in tre spazi: il castello, la foresta e la casa dei sette nani (c’è poi anche la miniera dove lavorano i nani, ma rimane un luogo marginale). I luoghi risentono molto del personaggio e dei suoi stati d’animo per cui la tonalità di colore e lo stile cambia spesso. Prendiamo come esempio il castello: soleggiato quando in scena c’è Biancaneve, tetro e oscuro con la presenza della regina; oppure la foresta, quando la protagonista ha paura si nota una tonalità cromatica tendente al nero, blu e viola con alberi spaventosi e lugubri, mentre quando si rende che non c’è niente di spaventoso intorno a lei tutto cambia. Il tempo della storia si presenta lineare e semplice, con la presenza di un prologo che introduce la storia, il tutto per aiutare i bambini a seguire meglio l’intreccio. Lo stile di ripresa e lo studio sui personaggi, con stilemmi da cinema dal vero, ci fa dimenticare di essere di fronte a un lungometraggio d’animazione. I personaggi, infatti, vengono trattati alla stregua di attori, non sono più macchiette caricaturali, come nei precedenti cartoon, ma diventano vivi, ricchi di sentimenti ‘umani’ e sinceri; perciò, essi creano e vivono autentici ‘drammi’ che avvincono e commuovono. Si guardi, tra i mille esempi che potremmo fare, il volto di Biancaneve quando il cacciatore le rivela la folle perfidia della matrigna: poche attrici di carne saprebbero esprimere con tanta autenticità lo spavento e lo smarrimento. Per non parlare delle sequenze: il film non ha mai immagini statiche, ma inquadrature e virtuosismi immaginari, come la carrellata che ci guida lo sguardo da Biancaneve che si trova sul terrazzo, fino alla Regina che la spia dalla finestra. Interamente creato con mezzi artigianali (disegni a mano) e con gli sfondi realizzati con la tecnica dell'acquerello, la macchina da presa si muove, all’interno di questi quadri, come se fosse un personaggio esterno che segue la storia, la m.d.p. rappresenta un narratore invisibile, talvolta però riflette lo stato d’animo dei personaggi (come le riprese rapide nella foresta per dare suspance). I personaggi sono vivi, come dotati di una vita propria e indipendente, ci trasmettono pathos, sentimento, sono capaci di farci commuovere; tuttavia la loro caratterizzazione risulta stereotipata: Biancaneve è la classica principessa da salvare buona e altruista, schiavizzata dalla matrigna, innamorata di un principe e sempre seguita da animaletti dolci, vestita con colori sgargianti; il principe è l’eroe, ma in questo caso incarna il deus ex macchina, in quanto non ha un vero e proprio ruolo per tutto il cartone, eccetto che nel risveglio di Biancaneve. La regina è la classica matrigna che vive un conflitto di inferiorità con la figliastra, malefica pronta a tutto “per essere la più bella del reame”,ovviamente vestita di nero e seguita da corvi, topi e avvoltoi ( in questo lungometraggio si fondono la figura della strega e della matrigna); i sette nani sono dei personaggi un po’ ambigui, anche nel loro comportamento, all’inizio ostili poi altruisti, tanto da diventare i veri eroi della storia, per questo sono bruttini, ma puntano tutto sulle gag destando simpatia, ogni nano è la personificazione del proprio nome; infine lo specchio magico e il cacciatore rappresentano il moto dell’azione. Per quanto scontati i personaggi dovevano incarnare la regola del kalos kai agatos “per cui il bene è sempre preferibile al male, e quindi quest'ultimo deve essere descritto come abominevole e terribile” (Walt Disney). La musica nel lungometraggio ha sia scopo narrativo e descrittivo, accompagnando le immagini e seguendo il climax ora ascendente ora discendente della storia; che uno scopo formale, come nel musical i personaggi esprimono i loro sentimenti attraverso le canzoni (il cartone vinse l’oscar per la colonna sonora).
La storia di Biancaneve e i sette nani è un capolavoro che viene raccontata attraverso scene e sequenze fluide, che sembrano danzare lungo un ritmo sempre più coinvolgente, dall'inizio fino alla fine. Il neo che lo spettatore di oggi può individuare è il ricorso ad atmosfere cupe, atmosfere che sembrano poco adatte ai bambini. La pronta risposta si può però trovare contestualizzando la pellicola nel suo periodo storico: era il 1937 e dall'Europa cominciavano a spirare venti di guerra, magistralmente “interpretati” dalla foresta magica a inizio del film, e ancora vi erano gli strascichi della crisi economica del 1929 . Con il crollo di Wall Street, infatti, inizia per l’America il periodo della grande depressione, le persone perdono fiducia nel sistema americano e nelle sue ideologie sentendo il bisogno di credere in qualcosa, ma anche di divertirsi e svagarsi. Il cinema, come spettacolo, riesce a colmare questi bisogni producendo sia film di puro spettacolo, sia film in grado di dare una spinta alla nazione; fanno successo film di puro divertimento come il musical o la commedia, ma anche film che incarnano la depressione come i noir, o come i western che cercano di dare nuovi ideali. Anche l’animazione, e soprattutto Walt Disney, si fa carico di quei bisogni, cercando di dare svago con i suoi cartoon, ma anche cercando di infondere ideali e valori ai bambini, che incarnano la nuova generazione. Tutto il lungometraggio è pieno di messaggi nascosti, di valori e principi americani che Walt suggerisce ai bambini in questo periodo di cambiamento drastico della nazione. Abbiamo un happy end dovuto alla collaborazione dei nani, degli animali e del principe, segno che l’amicizia è una grande forza; inoltre si vuol dare speranza, perché sì, possono succedere molte cose brutte, ma con l’impegno possono essere superate. C’è il valore del matrimonio, dell’amicizia e della cooperazione, ma anche un ammonimento: il classico “non fidarsi mai degli estranei che offrono i dolci”, in questo caso la mela. Non è presente, stranamente, nel film d’animazione un vero e proprio percorso iniziatico, tipico dei successivi cartoon Disney, infatti, Biancaneve non supera delle vere e proprie prove, ma viene costantemente salvata dal cacciatore, dai nani e dal principe.
Bibliografia: Biancaneve e i sette nani, di Helga Corpino; Il primo bacio d'amore non si scorda più, di Glauco Almonte; Biancaneve e i sette nani, di Matteo Masi; Biancaneve e i sette nani, di Giuliano Corà; www.wikipedia.it.
Filmografia: Biancaneve e i sette nani, USA, 1937. Produttore: Walt Disney; Regia: David Hand, Soggetto: Jacob e Wilhelm Grimm, Durata: 83 min, Distribuzione: RKO Radio Pictures.
• La regina si nutre del cuore che crede di Biancaneve portatole dal cacciatore;
• La regina usa altri due trucchi prima della mela avvelenata, ma con scarso risultato; Biancaneve si sveglia perché la bara cade e lo sbalzo le fa uscire il boccone di mela avvelenata dalla bocca;
• La regina morirà dopo essere stata costretta a calzare delle pantofole di ferro roventi e a ballarci.
Biancaneve e i sette nani fu proiettato per la prima volta il 21 dicembre 1937 ed ebbe un successo clamoroso, distribuito dalla RKO incassò più di 8 milioni di dollari. Viene considerato il capostipite dei lungometraggi animati e di molte tecniche di animazione, che sono state riprese dai concorrenti solo molti anni più tardi (si pensi che il Giappone, noto produttore di cartoni animati, è riuscito a introdurre il sincronismo tra dialoghi e movimento delle labbra solo negli anni '80). Da quel momento in poi la Disney ebbe una rapida ascesa. Il lungometraggio, dopo una dedica dello stesso Walt ai suoi collaboratori, si apre con la presentazione della storia tramite un libro (nella prima versione non c’era un narratore che lo leggeva), tecnica che Disney utilizzerà per altri lungometraggi , poi con una carrellata entriamo nella storia. L’azione si svolge principalmente in tre spazi: il castello, la foresta e la casa dei sette nani (c’è poi anche la miniera dove lavorano i nani, ma rimane un luogo marginale). I luoghi risentono molto del personaggio e dei suoi stati d’animo per cui la tonalità di colore e lo stile cambia spesso. Prendiamo come esempio il castello: soleggiato quando in scena c’è Biancaneve, tetro e oscuro con la presenza della regina; oppure la foresta, quando la protagonista ha paura si nota una tonalità cromatica tendente al nero, blu e viola con alberi spaventosi e lugubri, mentre quando si rende che non c’è niente di spaventoso intorno a lei tutto cambia. Il tempo della storia si presenta lineare e semplice, con la presenza di un prologo che introduce la storia, il tutto per aiutare i bambini a seguire meglio l’intreccio. Lo stile di ripresa e lo studio sui personaggi, con stilemmi da cinema dal vero, ci fa dimenticare di essere di fronte a un lungometraggio d’animazione. I personaggi, infatti, vengono trattati alla stregua di attori, non sono più macchiette caricaturali, come nei precedenti cartoon, ma diventano vivi, ricchi di sentimenti ‘umani’ e sinceri; perciò, essi creano e vivono autentici ‘drammi’ che avvincono e commuovono. Si guardi, tra i mille esempi che potremmo fare, il volto di Biancaneve quando il cacciatore le rivela la folle perfidia della matrigna: poche attrici di carne saprebbero esprimere con tanta autenticità lo spavento e lo smarrimento. Per non parlare delle sequenze: il film non ha mai immagini statiche, ma inquadrature e virtuosismi immaginari, come la carrellata che ci guida lo sguardo da Biancaneve che si trova sul terrazzo, fino alla Regina che la spia dalla finestra. Interamente creato con mezzi artigianali (disegni a mano) e con gli sfondi realizzati con la tecnica dell'acquerello, la macchina da presa si muove, all’interno di questi quadri, come se fosse un personaggio esterno che segue la storia, la m.d.p. rappresenta un narratore invisibile, talvolta però riflette lo stato d’animo dei personaggi (come le riprese rapide nella foresta per dare suspance). I personaggi sono vivi, come dotati di una vita propria e indipendente, ci trasmettono pathos, sentimento, sono capaci di farci commuovere; tuttavia la loro caratterizzazione risulta stereotipata: Biancaneve è la classica principessa da salvare buona e altruista, schiavizzata dalla matrigna, innamorata di un principe e sempre seguita da animaletti dolci, vestita con colori sgargianti; il principe è l’eroe, ma in questo caso incarna il deus ex macchina, in quanto non ha un vero e proprio ruolo per tutto il cartone, eccetto che nel risveglio di Biancaneve. La regina è la classica matrigna che vive un conflitto di inferiorità con la figliastra, malefica pronta a tutto “per essere la più bella del reame”,ovviamente vestita di nero e seguita da corvi, topi e avvoltoi ( in questo lungometraggio si fondono la figura della strega e della matrigna); i sette nani sono dei personaggi un po’ ambigui, anche nel loro comportamento, all’inizio ostili poi altruisti, tanto da diventare i veri eroi della storia, per questo sono bruttini, ma puntano tutto sulle gag destando simpatia, ogni nano è la personificazione del proprio nome; infine lo specchio magico e il cacciatore rappresentano il moto dell’azione. Per quanto scontati i personaggi dovevano incarnare la regola del kalos kai agatos “per cui il bene è sempre preferibile al male, e quindi quest'ultimo deve essere descritto come abominevole e terribile” (Walt Disney). La musica nel lungometraggio ha sia scopo narrativo e descrittivo, accompagnando le immagini e seguendo il climax ora ascendente ora discendente della storia; che uno scopo formale, come nel musical i personaggi esprimono i loro sentimenti attraverso le canzoni (il cartone vinse l’oscar per la colonna sonora).
La storia di Biancaneve e i sette nani è un capolavoro che viene raccontata attraverso scene e sequenze fluide, che sembrano danzare lungo un ritmo sempre più coinvolgente, dall'inizio fino alla fine. Il neo che lo spettatore di oggi può individuare è il ricorso ad atmosfere cupe, atmosfere che sembrano poco adatte ai bambini. La pronta risposta si può però trovare contestualizzando la pellicola nel suo periodo storico: era il 1937 e dall'Europa cominciavano a spirare venti di guerra, magistralmente “interpretati” dalla foresta magica a inizio del film, e ancora vi erano gli strascichi della crisi economica del 1929 . Con il crollo di Wall Street, infatti, inizia per l’America il periodo della grande depressione, le persone perdono fiducia nel sistema americano e nelle sue ideologie sentendo il bisogno di credere in qualcosa, ma anche di divertirsi e svagarsi. Il cinema, come spettacolo, riesce a colmare questi bisogni producendo sia film di puro spettacolo, sia film in grado di dare una spinta alla nazione; fanno successo film di puro divertimento come il musical o la commedia, ma anche film che incarnano la depressione come i noir, o come i western che cercano di dare nuovi ideali. Anche l’animazione, e soprattutto Walt Disney, si fa carico di quei bisogni, cercando di dare svago con i suoi cartoon, ma anche cercando di infondere ideali e valori ai bambini, che incarnano la nuova generazione. Tutto il lungometraggio è pieno di messaggi nascosti, di valori e principi americani che Walt suggerisce ai bambini in questo periodo di cambiamento drastico della nazione. Abbiamo un happy end dovuto alla collaborazione dei nani, degli animali e del principe, segno che l’amicizia è una grande forza; inoltre si vuol dare speranza, perché sì, possono succedere molte cose brutte, ma con l’impegno possono essere superate. C’è il valore del matrimonio, dell’amicizia e della cooperazione, ma anche un ammonimento: il classico “non fidarsi mai degli estranei che offrono i dolci”, in questo caso la mela. Non è presente, stranamente, nel film d’animazione un vero e proprio percorso iniziatico, tipico dei successivi cartoon Disney, infatti, Biancaneve non supera delle vere e proprie prove, ma viene costantemente salvata dal cacciatore, dai nani e dal principe.
Bibliografia: Biancaneve e i sette nani, di Helga Corpino; Il primo bacio d'amore non si scorda più, di Glauco Almonte; Biancaneve e i sette nani, di Matteo Masi; Biancaneve e i sette nani, di Giuliano Corà; www.wikipedia.it.
Filmografia: Biancaneve e i sette nani, USA, 1937. Produttore: Walt Disney; Regia: David Hand, Soggetto: Jacob e Wilhelm Grimm, Durata: 83 min, Distribuzione: RKO Radio Pictures.
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