martedì 9 novembre 2010

Japan Anime Live: l'anime diventa realtà!


Negli ultimi anni il Giappone ha visto fiorire in Europa numerose manifestazioni legate alla propria cultura. Manga expo, convegni, mostre e gare cosplay invadono ogni anno le città europee. Felici di questo interesse verso la loro cultura e verso l’universo manga/anime i creatori degli anime-live hanno deciso di creare il primo evento-live ufficiale made in Japan e di portarlo in tour nelle città europee più importanti. Finalmente il famoso show manga/anime nipponico esce dai suoi confini d’origine! Ma che cos’è di preciso il Japan Anime Live? Nel periodico Ochacaffè (che viene consegnato all’entrata dello spettacolo dopo aver comprato un gadget) troviamo scritto “Chi ha avuto l’occasione di vederlo ne è rimasto entusiasta, chi ne ha solo sentito parlare o ha visto le informazioni che stanno invadendo il web è pieno di curiosità, ma fa fatica a capire appieno di cosa si tratti. E’ un concerto? Una performance teatrale? Cosplay? Musical? Spettacolo di luci e proiezioni o attori veri? [… ] Il Japan Anime Live è tutto questo e molto di più!”. In effetti questo spettacolo mozzafiato di due ore e mezzo racchiude tutto questo combinandolo ad animazione esclusive, azione ,recitazione e musica dal vivo orchestrata dal famoso dj j-rock Daisuke Asakura e dal cantante ryoseirui (cioè un cantante capace a raggiungere sia le tonalità maschili che quelle femminili) Piko.
Lo spettacolo a cui ho partecipato è quello del 6 Novembre al Mediolanum Forum di Milano. L’evento porta in scena 5 dei più famosi cartoni animati giapponesi: Full Metal Alchemist Brotherhood, Bleach, One piece, Gundam series e Naruto Shippuden. Lo spettacolo ha inizio alle 21.00, ma nell’attesa che cominci, l’Associazione Culturale di Amicizia Italia Giappone Ochacaffè intrattiene gli spettatori con una sfilata cosplay. Accompagnati dalle note delle opening di Naruto e di Death note 12 magnifici cosplay di videogiochi e anime , selezionati tra molti iscritti, hanno sfilato sul palco facendosi fotografare da fan e reporter italiani e giapponesi. Tra questi voglio ricordare Giancarlo Di P., vincitore mondiale cosplay, che ha sfilato per la serie Zelda nel cosplay di Jenko-Ganondorf, Elena D’A. che ha sfilato per il videogioco Shin Magami Tensei: Persona 3 nei panni di Shadowings: Juno e Daniela M. che ha interpretato The Devil dall’art book “Sign that Glitters” dell’artista giapponese Sakizou; a mio parere erano i più belli!
Dopo la sfilata e il countdown, vengono proiettate sul grande schermo ad alta definizione (10 x 6 metri) le interviste dei creatori degli anime di Full Metal Alchemist Brotherhood, Bleach e One piece, nelle quali gli autori spiegano quali scene delle serie saranno interpretate e perché sono state scelte proprio quelle. Ed ecco che lo spettacolo ha inizio! Sullo schermo appaiono stampe antiche giapponesi, immagini di Tokyo ed infine il monte Fuji, il simbolo del Giappone, dal quale fuoriescono le immagini delle serie che saranno interpretate. Queste si susseguono come a “pescare” quella che verrà interpretata e fra tutte la prima ad uscire è Full Metal Alchemist. La voce di Piko accompagnata dalla band intona una delle opening della serie e alle sue spalle sullo schermo vengono proiettate le parole (in alfabeto latino) in modo che gli spettatori possano cantare con lui. Intervallate dalle opening, sul palco vengono proiettate 4 scene tratte dalla serie, devo dire ben scelte, anche se molte di queste hanno “spoilerato “ la trama per chi, come me, ancora non aveva finito di vederla! Mentre le immagini scorrevano, venivano magistralmente doppiate dal vivo dai doppiatori ufficiali italiani, cha hanno reso il tutto ancora più sorprendente. Questo modo di mettere in scena una serie è molto particolare perché non solo riesce a dare un’idea di quanto lavoro ci sia dietro le quinte, ma anche perché da l’impressione di vivere personalmente la scena, lo spettatore viene catapultato nell’anime. Grazie a questa magia gli spettatori in platea hanno trattenuto il fiato durante i combattimenti e si sono imbarazzati con Ed mentre confessava, a suo modo, l’amore che prova per Winri. Alla fine della messa in scena di FMA-Brotherhood il dj Daisuke ha mixato Melissa l’opening più bella della serie per concludere il primo capitolo dello spettacolo. Di nuovo la pesca sul grande schermo e stavolta il cartone sorteggiato è Bleach! Come già anticipato nelle interviste, in questo nuovo capitolo verrà interpretata la scena del salvataggio di Rukia, la scelta cade proprio su questa perché l’autore vuole che gli spettatori pongano l’attenzione sul punto focale del manga: la protezione di qualcuno che ci è caro e il suo salvataggio in caso di pericolo. Non a caso il nome Ichigo a seconda di come scritto significa “colui che protegge”. Stavolta sul palco non ci saranno doppiatori, ma veri e propri attori giapponesi che interpreteranno la scena in lingua originale (ovviamente i sottotitoli sono proiettati sullo schermo!). La rappresentazione rende molto l’idea di come i giapponesi interpretino il teatro. A differenza del nostro teatro nel loro non c’è una prevalenza del dialogo. I gesti, i movimenti, la danza (o,in questo caso, combattimenti) il canto e le battute vengono equilibrate ed hanno tutte la medesima importanza. Inoltre hanno la caratteristica di rendere la rappresentazione veramente emotiva. Ma torniamo allo spettacolo. Sul palco vengono rappresentati in forma molto ridotta i primi 10 numeri del manga, prendendo in considerazione i personaggi di Rukia Kuchiki, Ichigo Kurosaki, Abarai Renji, Kuchiki Byakuya. Una bellissima interpretazione che ha fatto scappare qualche risata al pubblico quando Renji ha cambiato la spada per simulare lo shikai di Zabimaru! A questo punto entra di nuovo in scena Daisuke che dopo aver mixato opening di Bleach con Bon Voyage di One piece lascia il palco alla terza serie animata: One piece. Inaspettatamente Il pubblico si trova ad osservare sullo schermo i veri doppiatori giapponesi vestiti dal personaggio che interpretano. Con una simpatica scenetta, vediamo il loro lavoro durante il doppiaggio dell’incontro di Orso Bartolomew con i membri della ciurma nell’arcipelago di Sabaody . Nell’intervista iniziale l’autore Eiichiro Oda ci spiega l’importanza del doppiaggio. In effetti è inutile avere un cartone animato ben realizzato se le voci non riescono a rendere la caratterizzazione dei personaggi, l’attore deve riuscire a rendere l’atmosfera giusta. Ecco perché per One piece viene scelto una scena di simulazione doppiaggio e non un’interpretazione come per Bleach. Ed ecco che il Japan Anime Live ci stupisce ancora! Dopo la canzone Mugiwara no Family,del fumo sul palco introduce dei pupazzi molto “kawaii” raffiguranti i personaggi della ciurma, che hanno sfilato tra il pubblico! Dopo di che è la volta dei doppiatori italiani, che come in FMA, doppiano in diretta alcuni momenti della serie. Stavolta però lo spettacolo non è stato così magico. Alle immagini mancava totalmente l’audio e si sentivano solo le voci degli attori, in questo modo era molto difficile calarsi nella scena. Inoltre c’è da sottolineare che Rubber è stato chiamato per tutto il tempo Monkey D Luffy. Questo ci fa supporre che i doppiatori italiani (o chi per essi) non si siano sentiti di far vedere quanto in Italia viene censurata la serie! Con One piece finisce la prima parte di spettacolo e viene data una pausa di 11 minuti ( i giapponesi sono maniacali per la precisione!).
Il secondo tempo si apre con le interviste degli autori sugli ultimi due cartoni animati Gundam series e Naruto Shippuden, nei quali si spiega, come nella prima parte , quali scene delle serie saranno interpretate e perché sono state scelte. Lo spettacolo riprende e con Gundam series arriviamo al culmine del climax : stiamo parlando, ovviamente, del mito dell’animazione giapponese. Attraverso un excursus temporale diretto magistralmente, ecco che appare “l’intera evoluzione del «mobilsuit» creato da Yoshiyuki Tomino”, “punteggiata dalle migliori canzoni originali e accompagnata visivamente dalle immagini delle varie serie che si sono susseguite dal 1979 a oggi. E’ con Gundam che Il Japan Anime Live è riuscito a farci capire come queste grandi opere del passato riescano ad essere sempre attuali. Il cult dell’animazione lascia poi il posto agli eroi contemporanei: è il momento di Naruto Shippuden. E a questo punto non esiste più distanza tra palco e platea. Gli spettatori iniziano a cantare con Piko le opening e si lasciano trasportare . La magia dei taiko (tamburi giapponesi) suonati dai musicisti in sincronia, come se seguissero una coreografia, introducono il primo combattimento tra Naruto e i ninja nemici. Gli attori mettono in scena l’incontro del team Kakashi con Sasuke, nel nascondiglio di Orochimaru. La rappresentazione è davvero realizzata con maestria, persino le tecniche come il chidori e il rasengan sembrano reali! Per non parlare del kage bunshin no jutsu che ha fatto apparire sul palco orde di Naruto! Dopo le opening Go e Blue bird cantate a squarciagola da tutto il Mediolanum Forum lo spettacolo è giunto al termine.
Il Japan Anime Live è come Disneyland per i fan più accaniti; è un modo per vivere con i nostri eroi avventure, facendo parte di quel mondo d’animazione che tutti noi sogniamo.

giovedì 4 novembre 2010

L'educazione all'audiovisivo con Wallace & Gromit


Se parliamo di animazione con la plastilina non possiamo non parlare della Aardman animation e della sua claymation. La storia di questo studio ebbe inizio nel 1972 con la collaborazione di Peter Lord e David Sproxton. I due compagni di scuola crearono il personaggio Aardman, un eroe inetto, per un programma della BBC, utilizzando una piccola telecamera da 16 mm. Il progetto piacque e riscosse molto successo, così ad Aardman vennero affiancati altri personaggi che divertirono bambini e adulti di tutto il mondo. Nel 1982 i creatori sperimentarono una tecnica innovativa: la registrazione di conversazioni reali come base dell’animazione, affiancandola alla celebre claymation. Questa tecnica consiste nel creare personaggi e sfondi con sostanze malleabili (in questo caso plastilina) e nell’immortalare singole fasi di movimento. Una volta riprodotta la sequenza di immagini fisse (ad una frequenza di almeno 10-12 frame per secondo) si ottiene l'illusione che gli oggetti di plastilina siano in movimento. Il salto di qualità avvenne nel 1985 quando Nick Park si unì a Lord e Sproxton e rese i suoi personaggi, Wallace & Gromit, la punta di diamante dell’Aardman. In meno di 30 anni la Aardman animation divenne lo studio di animazione in plastilina più importante al mondo. I suoi cortometraggi sono “pieni di idee brillanti, con una tecnica impeccabile e un senso magistrale della drammaturgia cinematografica”, senza dimenticare l’umorismo inglese di cui sono permeati. Grazie a Park e ai suoi personaggi nacque una collaborazione con la Dreamworks, venne così concordata la realizzazione di 5 lungometraggi. Nel 2000 esce al cinema il primo “Galline in fuga”; a seguire nel 2006 “Wallace & Gromit: la maledizione del coniglio mannaro” e per ultimo nel 2007 “Giù per il tubo”. Nel 2007, però, la Aardman attraversò un periodo molto difficile. Tempo prima un incendio aveva distrutto l’archivio degli studi, dove si trovava quasi tutto il materiale: scenografie, modelli e articoli di scena. Come se questo non bastasse la Dreamworks ruppe la collaborazione perché i lungometraggi riscuotevano successo nella critica, ma non accadeva lo stesso con il consenso del pubblico. Fortunatamente lo studio riuscì a riprendersi grazie al successo delle serie televisive e ai cortometraggi, tornando al suo antico splendore.
La Ardaman, pur avendo prodotto magnifici corti e serie umoristiche, viene associata, nell’immaginario collettivo, a Wallace & Gromit. “Wallace & Gromit: la maledizione del coniglio mannaro” esce nelle sale cinematografiche il 3 Marzo 2006 ed incassa 137 milioni di dollari. In poco tempo il film conquista ben 2 premi cinematografici come miglior film d’animazione: il premio Oscar e il Kansas City Film Critics Circle Award. Nel film la famosa coppia di inventori è alle prese con una macchina cattura conigli. Wallace e Gromit , infatti, sono stati assunti dagli abitanti della città per difendere i loro giardini dall’attacco dei roditori al fine di salvaguardare le verdure che dovranno competere nella fiera dell’ortaggio gigante. Nonostante questa precauzione, gli orti del vicinato vengono devastati da una bestia misteriosa contro la quale le misure di sicurezza non sono efficaci. I due dovranno, quindi, riuscire a catturare la bestia e salvare i cittadini, gli orti, ma soprattutto la gara dell’ortaggio gigante.
Tecnicamente la pellicola, realizzata in 5 anni, è perfetta e ci stupisce. La plastilina è utilizzata con maestria, tanto da raggiungere livelli di fluidità nei movimenti e di efficace resa cromatica fino ad arrivare alla completa mimesi con il cinema dal vero. Non solo. Anche la fotografia, il montaggio e il registro drammatico riescono ad eguagliare la cinematografia classica. Il punto debole è la sceneggiatura: il ritmo del film risulta troppo altalenante, ci sono episodi indimenticabili e pieni di gag, alternati a momenti piatti e lenti. Si può ipotizzare che la ragione di questo sia individuabile nell’abitudine degli autori della Aardman ai cortometraggi, quindi a condensare “il succo” della storia in pochi minuti. La caratterizzazione e lo studio dei personaggi risulta impari se si confrontano i protagonisti con i personaggi secondari. Wallace e Gromit sono, di fatto, più studiati: hanno una storia passata e sono conosciuti dal pubblico grazie alle serie animate. Wallace è un inventore inglese un po’ sbadato, gentile con una passione per il formaggio, Gromit è il suo inseparabile cane che pur non parlando, riesce sempre a farsi capire e sorveglia l’amico pasticcione. Tra i due c’è un rapporto di amicizia non di sudditanza: “Gromit -infatti- tratta Wallace con la fedeltà propria di un cane, ma non permette mai al suo padrone di avere il controllo su ciò che gestiscono insieme, ovvero l’agenzia caritatevole di disinfestazione “anti-pesto” contro i conigli mangia-ortaggi. E’ il cane che escogita le strategie migliori per il loro lavoro ed è sempre lui che risolve tutte le situazioni imbarazzanti che si creano lungo il corso della storia”. I personaggi secondari a confronto risultano essere approssimativi e stereotipati, alcuni addirittura sembrano essere inseriti solo per creare il moto d’azione. Ne è un esempio la figura di Lady Tottington, che appare nel cartone solo per avere una figura femminile da salvare, espediente necessario per un film horror.
E’ pur vero che se dobbiamo trovare una nota positiva al film, oltre alla parte tecnica, la troviamo nel celato intento di dare un’educazione all’audiovisivo. Celato per 2 motivi: primo in quanto può essere individuato solo da chi ha una certa cultura nel’ambito cinematografico, in secondo luogo perché Nick Park nella conferenza stampa del febbraio 2006 confessa che il film non ha intenti didattici, per lui l’importante è divertire il pubblico. Il film si presenta come un omaggio al cinema degli orrori degli ultimi cinquant’anni. Non possiamo non scorgere il riferimento al film Un lupo mannaro americano a Londra (John Landis, 1981) nella trasformazione di Wallace in coniglio mannaro; ne non vedere la citazione di King Kong (M.C. Cooper e E.b. Schoedsack, 1933) nella scena in cui il coniglio mannaro rapisce Lady Tottington e la porta con sé in cima alla magione dei Tottington (cf. l'Empire State Building). Ma ci sono riferimenti e citazioni a molti altri film come L’incredibile Hulk (Ang Lee, 2003), Tremors (Ron Underwood, 1990),Il dottor Mabuse (Fritz Lang, 1922), Metropolis (Fritz Lang, 1927),e Jurassic park (Steven Spielberg, 1993). In questo modo guardando il lungometraggio di Wallace e Gromit è come se ripercorressimo la storia del cinema horror, oltre ad abituarci a vedere al di la delle immagini.
Bibliografia: www.animeclik.it,www.cartonionline.com, www.wikipedia.it, www.mymovies.it, www.tvblog.it, Introduzione all'intelligenza Maurizio di lucchio.
Filmografia: Wallace e Gromit: la maledizione del conoglio mannaro, UK, 2006. Produzione: Aardman Animation, DreamWorks Pictures; Regia: Nick Park, Steve Box; Soggetto: Nick Park, Steve Box, Bob Baker; Durata: 85 min; Distribizione: United International Pictures (UIP).